turismo e moda

turismo e moda

Settembre 21, 2018 Uncategorized 0

turismo e moda

Il Tirocinio curriculare è un’esperienza formativa caratterizzata dalla realizzazione di esperienze pratiche in strutture interne o esterne all’Università , che permettono l’acquisizione di crediti formativi universitari, è un’attività obbligatoria.

Il Tirocinio curriculare in preparazione della prova finale è un tirocinio curriculare ulteriore rispetto a quello sopradescritto, svolto presso strutture esterne o interne all’Ateneo che richiede la partecipazione continuativa dello studente ad attività pratiche presso il soggetto ospitante, necessarie a predisporre l’elaborato finale di tesi sulla base di un progetto concordato con il tutor/relatore. Di norma il tirocinio in preparazione della prova finale è rivolto agli studenti iscritti all’ultimo anno di corso e viene attivato dopo il tirocinio curriculare. Come il tirocinio curriculare, è un’attività formativa presente nel piano didattico del corso di studi che consente di acquisire parte dei crediti formativi associati alla Prova finale.

Questo articolo parla dell’elaborato finale di tesi scritto da un nostro tirocinante che racconta e spiega come convivono Moda e Turismo dalla nascita di entrambi , ai tempi nostri.

Il legame tra commercio e turismo è un fenomeno piuttosto conosciuto. Per i turisti lo shopping è diventata ormai una classica pratica di un viaggio che permette di associare un determinato luogo o un’esperienza vissuta all’oggetto acquistato, così da portarla con sé anche dopo il rientro dalle proprie vacanze.
Lo shopping rappresenta una delle componenti accessorie di un viaggio e dà la possibilità a destinazioni nazionali e soprattutto internazionali di promuovere dei luoghi e delle occasioni di acquisto fino a farli diventare veri e propri fattori d’attrattiva che possono influenzare la scelta della meta del viaggio o dell’escursione.
Il turismo dello shopping viene definito come quel fenomeno che fa spostare un potenziale turista in un determinato luogo attirato dalla possibilità di fare acquisti, che diventa quindi una delle motivazioni principale del viaggio.
In Italia ci sono diverse città che si stanno proponendo come mete pronte a sfruttare questo fenomeno ma si nota una carenza di studi che mirino ad approfondirne le dinamiche. Da un lato si riscontra la presenza di ricerche sul turismo in generale che trattano lo shopping tourism non specificatamente, dall’altro si possono trovare studi specifici ma non
sufficientemente rilevanti a livello di copertura territoriale e rappresentatività statistica
Uno dei primi accademici ad aver analizzato il fenomeno dello shopping tourism è Richard W. Butler che già nel 1991 distinse in due nette categorie la relazione tra shopping e turismo. Questa distinzione si basa sul fatto che la motivazione principale del viaggio sia lo shopping (shopping tourism) o che lo shopping venga considerato come un’attività secondaria del viaggio (tourism shopping), motivato invece da qualcosa di diverso. A queste Jackson, ne aggiunse una terza che vede lo shopping come un’attività
tipicamente leisure, dove la caratteristica distintiva è che sia svolta durante il tempo libero, come passatempo, slegandola quindi dal viaggio e dalla fruizione turistica.
Inquadrando la prima categoria, la si può definire come una nicchia, riguardo la quale si hanno scarse informazioni a livello statistico. Per quanto riguarda lo shopping come attività secondaria del viaggio o come un fattore di attrattiva aggiuntivo per la destinazione, è stata sicuramente oggetto di molti studi e attenzioni da parte dell’industria turistica.
L’autrice Jansen-Verbeke nel 1991 si interrogò su come, dove e quando uno shopping environment potesse trasformarsi in una potenziale attrazione turistica. In quel periodo non era necessario riferirsi ai particolari paradisi dello shopping tipicamente caratterizzati da uno specifico regime fiscale favorevole, quanto riconoscere che il concetto di ambiente turistico votato allo shopping fosse presente in numerosi altri luoghi.
La bibliografia dello shopping ha definito tre fattori principali che costituiscono la motivazione di viaggio da parte degli shopping tourists: la tipologia di beni e prodotti in genere, il prezzo di questi ultimi rispetto a quello del paese d’origine del turista e la destinazione da raggiungere. Proprio per questo analizzare e concentrarsi su questi tre fattori
può agevolare la trasformazione di un luogo in una meta di shopping che diventi interessante e possa confrontarsi con il mercato internazionale.
L’atto dello shopping non è infatti unicamente utilitaristico, tipico del consumatore studiato in economia politica, cioè quello di acquisire i beni ed i servizi necessari al quotidiano al prezzo che permette di ottenere il paniere migliore. Il fenomeno dello shopping tourism diventa una
vera e propria esperienza turistica (Timothy, 2005; Tosun et al., 2007) e come tale deve rivolgersi al consumatore turista, con tutte le sue caratteristiche. Di conseguenza nel legame tra turismo e shopping i prodotti non vengono considerati per le loro caratteristiche prettamente materiali e funzionali, ma anche per la loro capacità di fornire gratificazioni di tipo psicologico, strettamente connesse con la propria personalità e stile di vita.
Vescovi e Checchinato (2003) che riconoscono come la materializzazione dell’esperienza vissuta attraverso souvenir o gadget, abbia la funzione di certificazione dell’esperienza stessa, amplificandone soprattutto la sua dimensione sociale.

Moda e turismo sono distanti solo in apparenza, anzi esprimono un legame che è iniziato a partire dagli anni 50, quando tessile e abbigliamento hanno subito una trasformazione industriale e hanno dimostrato la loro importanza come volano di sviluppo del paese, esprimendo per la prima volta la loro profonda sinergia”.
La moda ha sempre fatto da traino per molti altri settori. A Milano in inverno come a Riccione in estate, per esempio, il legame tra moda e territorio è simbiotico e ne detta la vita quotidiana: riti collettivi (shopping, saldi…), vie della moda… in una città che rappresenta il polo italiano della moda con oltre il 20% del pil nazionale. La tradizione tessile rappresenta un’eccellenza di questo settore, che si combina poi con il design. La moda richiama la cultura, l’identità e la storia del territorio di produzione. La capitale della moda italiana, settore che è secondo solo alla meccanica in quanto a fatturato e paradossalmente è molto più avanti rispetto al turismo”.

Realtà come Dubai all’interno dei propri centri offrono innumerevoli opportunità di
sperimentare una shopping experience non incentrata solamente sull’atto di acquisto.
All’interno di Dubai Mall si può visitare un acquario o pattinare su una pista di ghiaccio che
segue gli standard olimpici, dentro The Mall of Emirates si può addirittura sciare su una pista
artificiale (Sharpley, 2008.)
Come spiegato da Anthony La Salandra (2015) negli ultimi anni si è cercato di approfondire
la dimensione ludica e ricreativa dello shopping allargandolo anche alla ricerca di stimoli
sensoriali che permettono di vivere un’esperienza coinvolgente e appagante.
In tal senso si distingue il termine “comprare” dal “fare shopping”. Se “comprare” si riferisce
al voler ottenere un prodotto specifico, il “fare shopping” include generalmente varie attività
connesse alla fase d’acquisto, come vedere e apprezzare gli allestimenti delle vetrine,
selezionare gli articoli, confrontare i prezzi, passeggiare e confrontarsi con altre persone.
L’esperienza di shopping diventa quindi un’attività multidimensionale, che implica interazioni
sociali, scambi economici, attività ludiche e la ricerca di novità ed innovazione nei prodotti e
nei punti vendita (Timothy2005).
Il consumatore contemporaneo non si reca infatti in un esercizio commerciale con il solo
scopo di acquistare un bene, quanto per immergersi in un’esperienza positiva e
plurisensoriale, quindi focalizzata sull’essere piuttosto che sull’avere (Vescovi e Checchinato
2003).
UNWTO (2014) ha individuato tre tipologie di shopping tourist applicato al caso della città di
New York, che possono essere estesi anche ad altre realtà. Si parte dal Souvenir Shopper, un
turista che pur essendo impegnato principalmente in altre attività è alla ricerca di souvenir
tipici, capaci di identificare il ricordo del luogo visitato attraverso segni distintivi
caratteristici. Gli acquisti si effettuano principalmente in piccoli esercizi commerciali che
propongono prodotti accessori legati al brand della città visitata. Questa tipologia di turista
dedica allo shopping una minima parte della vacanza e programma un budget limitato da
spendere in acquisti.
Il Purpose-Driven shopper, una tipologia di turista che è focalizzata su un prodotto specifico e
al momento della partenza è già indirizzata verso un determinato acquisto, di un dato marchio
e a volte di uno specifico negozio. Il “tour” di negozi può può essere considerato come
accessorio, e dunque può verificarsi o meno. Questa tipologia di turista vede lo shopping
come un’attività importante quanto le altre ed ha a disposizione un budget mediamente più
alto rispetto al costo del prodotto ricercato.
L’ultima tipologia è quella Activity Essential, concerne lo shopping tourist nel suo vero
concetto, rappresentando chi viaggia alla ricerca di un’offerta commerciale e la ritiene
essenziale per il suo scopo. A disposizione di questo tipo di visitatori ci sono tour studiati ad
hoc, attività di gruppo e visite guidate. Chi fa parte di questa categoria vede nello shopping
uno scopo essenziale quando scegliere la meta delle proprie vacanze, dedicandone quasi tutta
la durata e un budget ampio.
I viaggi e le vacanze talvolta assumono la forma di un’escursione giornaliera o poco più, altre
di un week-end, altre ancora di un periodo ben più lungo durante il quale diverse esperienze,
che diventano però accessorie, si combinano a quella dello shopping.
L’individuazione e identificazione del turista dello shopping, ed ancor di più delle dimensioni
del fenomeno shopping tourism, non è semplice. Spesso si tratta di vere e proprie sfumature, e
bisognerebbe indagare la prevalenza di un’attività, di un interesse, di un comportamento
all’interno di una vacanza, per identificare se il profilo di un particolare turista sia più quello
shopping oriented o, tra i vari possibili, quello culture oriented.
Ne deriva che l’unica, o quantomeno la più logica, strada sia quella della “motivazione
principale” al viaggio che rispetto ad altre motivazioni, quella dello shopping finisce con
l’identificare una nicchia di domanda, anche se in forte crescita negli ultimi anni.
L’Italia beneficia storicamente di questo fenomeno e della domanda che lo esprime, potendo
contare su un’offerta di eccellenza capace di valorizzare le tradizioni tipiche e i presidi locali,
la forza del “Made in Italy” e allo stesso tempo la presenza dell’offerta dei grandi marchi
internazionali.
I centri storici delle città italiane sono nati e si sono sviluppati nello stile di centri commerciali
naturali: le aree delle città venivano deputate ad una specializzazione nell’offerta (si pensi ai
mercati alimentari) che inducevano le persone a recarsi in determinati luoghi per acquisire i
beni necessari. Ma è possibile tornare indietro fino al Grand Tour, precursore del fenomeno
turistico moderno, in cui l’Italia era al centro del mondo quale destinazione non solo di
viaggio ma anche di acquisto di prodotti, tra essi anche vere e proprie opere d’arte, spesso
realizzati contestualmente all’arrivo del viaggiatore.
Chi viaggia per shopping è un consumatore turistico alla ricerca di prodotti che è possibile
reperire ed acquistare solo in determinati luoghi, o perché alcuni luoghi sono riconosciuti come
aree e contesti produttivi di provenienza, quasi delle aree di elezione, per determinate produzioni
(Hobson, 2000). Si viaggia per shopping anche perché spinti da motivazioni legate
maggiormente al consumatore di tipo economico; un prodotto potrebbe essere disponibile anche
nel luogo di residenza ma si viaggia o si modifica il proprio itinerario di viaggio per poter
sfruttare destinazioni o particolari punti di acquisto più convenienti, riferendosi in particolare a
prodotti duty free o con imposte minori e particolarmente vantaggiose rispetto al paese di
residenza.
Esistono mete diventate delle destinazioni di shopping a partire da una tassazione particolarmente
vantaggiosa. Questo dà in alcuni casi origine al cross-border shopping: oltre al più immediato
Svizzera-Italia, altri esempi si riscontrano tra Danimarca e Germania o tra USA e Canada o
Messico. Alcuni territori sono diventati poli dello shopping grazie ad eccellenze produttive e ad una
specializzazione su particolari filiere: ne sono un chiaro esempio le aree di produzione vinicola o
gastronomica così come distretti industriali specializzati nella calzatura, nel mobile, nel pellame. Vi
sono altre mete che, come Hong Kong, Dubai o Las Vegas , lavorano al contempo sull’offerta che
sulla competitività del prezzo.
In questo contesto, pur in assenza di particolari dettagli o di produzioni tipiche, alcune
destinazioni hanno colto l’importanza di far leva sul ruolo dello shopping per attirare nuovi
mercati e segmenti turistici, e provano ad affermarsi attraverso l’organizzazione di eventi ad
hoc, alcuni di notevole fama e successo (Kattiyapornpong and Miller, 2012).
Nel contesto europeo, e nello specifico in quello italiano, mancano iniziative di questo genere,
e le proposte dedicate allo shopping sono spesso riconducibili a brevi episodi, dedicati per lo
più al mondo della moda o dei saldi stagionali. È presente però un ampio raggio di operatori,
tra i quali non vanno tralasciate le figure professionali del settore dello shopping, come i
personal shopper o i blogger, che possono far convergere la propria attività nel turismo. Sono
numerose le soluzioni che hanno portato e stanno portando all’identificazione di una geografia
mondiale dei luoghi dello shopping, modelli e format che si distinguono non solo in termini di
approccio al business ma anche per tipologia e gamma di offerta oltre che possibili rendite di
posizione. Dai department store ai mercatini di Natale, dagli outlet village alle vie dello shopping,
dalle stazioni agli aeroporti.
Dal punto di vista dell’offerta si risale all’organizzazione di viaggi specifici connotati dal tema
dello shopping negli Stati Uniti verso gli anni Ottanta, quando il celebre grande department
store Macy’s (fondato negli anni ’30) iniziò, per estendere la propria clientela, a proporsi ai
tour operator come destinazione. Sempre nello stesso periodo alcuni imprenditori iniziarono a
costruire tour per l’Europa e l’Asia con le principali capitali dello shopping come mete, quali
Londra o Parigi. Realtà in cui i grandi magazzini hanno nomi noti a tutti e presenti su gadget e
souvenir (da Harrods alle Galeries Lafayette, entrambi nati ben prima, attorno al 1850).
In Italia si assiste in questi anni ad una nuova stagione di riscoperta dei grandi magazzini che
stanno cercando, per servizi rivolti ai turisti stranieri, location, viste prestigiose sulla città,
dialogo ed accordi con l’offerta culturale dei centri, anche attraverso nuovi marchi o brand, di
distinguersi nel panorama dello shopping anche in risposta alle nuove formule di acquisto online.
È all’inizio di questo decennio che si assiste invece all’affermazione ed espansione di factory
outlet village e factory outlet center.
 
Per l’Italia è possibile identificare vari esempi di associazioni legate a note vie dei centri storici, ormai vocate allo shopping e alla valorizzazione degli esercizi storici, e dunque non sempre nate con lo scopo di attrarre i veri turisti dello shopping.
Tra le più note, e storiche, realtà figurano Via dei Condotti a Roma, Via Montenapoleone a Milano e Via Tornabuoni a Firenze. A queste si affiancano molte altre associazioni sparse un po’ in tutto il territorio nazionale, tra le quali, ad esempio, le associazioni degli Esercizi Storici Fiorentini e delle Botteghe Storiche Roma”, la Nuova Associazione del Babuino a Roma, o a Milano Washington Avenue, Asco Duomo, 5 Vie Art+Design e Amici di Via della Spiga.
Sono luoghi tra i più famosi nel mondo per la moda e gli acquisti, luoghi per certi versi già presenti nell’immaginario collettivo e che vedono nei turisti, attraverso l’associazionismo basato su obiettivi comuni, un target di sicuro rilievo per il proprio presente e futuro.
A completamento di questa nuova realtà concorrono anche i luoghi d’acquisto agganciati ai terminal di transito di viaggiatori e passeggeri. Gli aeroporti, conosciuti soprattutto nell’ambito commerciale per l’offerta di beni Tax Free, e le grandi stazioni ferroviarie che oggi non sono definibili come semplici centri di transito, ma veri e propri terminal dello shopping center dove è possibile trovare qualsiasi prodotto o servizio di cui un turista possa necessitare.
 
Alcune città mondiali sono considerate delle vere e proprie destinazioni per lo shopping ed in
altre i turisti possono contare su diverse opportunità collocate nella più ampia offerta turistica
della destinazione.
Le maggiori informazione statistiche che si hanno riguardo lo shopping legato al turismo sono
quelle derivanti dai dati che pubblicano varie società operanti all’interno del sistema Tax Free,
il servizio di rimborso I.V.A. riservato ai cittadini stranieri. La legislazione riguardo questo
servizio cambia per ogni Stato, quindi le informazioni che ne derivano devono sempre essere
confrontate con i limiti di spesa minimi e le modalità di rimborso del paese nel quale viene
effettuato l’acquisto.
La fonte che più di recente ha diffuso dati ed informazioni sullo shopping nelle maggiori
destinazioni turistiche mondiali è il report elaborato dalla società Mastercard: “Global
Destination Cities Index”. Una parte del lavoro analizza la percentuale di spesa sul totale che
viene destinata allo shopping da parte dei turisti nelle prime 20 destinazioni globali per
visitatori pernottanti. Alcune città mondiali sono considerate delle vere e proprie destinazioni per lo shopping ed in altre i turisti possono contare su diverse opportunità collocate nella più ampia offerta turistica
della destinazione.
Le maggiori informazione statistiche che si hanno riguardo lo shopping legato al turismo sono
quelle derivanti dai dati che pubblicano varie società operanti all’interno del sistema Tax Free,
il servizio di rimborso I.V.A. riservato ai cittadini stranieri. La legislazione riguardo questo
servizio cambia per ogni Stato, quindi le informazioni che ne derivano devono sempre essere
confrontate con i limiti di spesa minimi e le modalità di rimborso del paese nel quale viene
effettuato l’acquisto.
La fonte che più di recente ha diffuso dati ed informazioni sullo shopping nelle maggiori
destinazioni turistiche mondiali è il report elaborato dalla società Mastercard: “Global
Destination Cities Index”. Una parte del lavoro analizza la percentuale di spesa sul totale che
viene destinata allo shopping da parte dei turisti nelle prime 20 destinazioni globali per
visitatori pernottanti. Una delle società di rimborso dell’IVA più conosciute, soprattutto a livello europeo è la
svizzera Global Blue che periodicamente pubblica dati ed informazioni concernenti il mondo
del Tax Free e dello shopping tourism. I dati e le informazioni sugli acquisti Tax Free sono
limitati ad una sola parte delle transazioni e degli acquisti; non tengono infatti conto delle
spese effettuate dagli europei all’interno della UE né di quelle che potenzialmente il cliente
effettua senza chiedere il rimborso delle imposte. Tenendo in considerazione questa
limitazione, i dati raccolti sul Tax Free shopping risultano comunque utili ad inquadrare il
fenomeno e forniscono indicazioni sulle caratteristiche dei consumatori, in particolare sulla
loro nazionalità. La classifica dei principali globe shopper è guidata dai cinesi, come visibile
nella tabella seguente, seguiti dai turisti medio-orientali, russi, americani ed indonesiani.
I cinesi rappresentano il principale bacino di provenienza per quanto riguarda le spese Tax
Free, si configurano come uno dei principali mercati di origine dei viaggiatori in continua
crescita.
Anche la loro propensione a viaggiare oltreoceano non dimostra segni di diminuzione, con
numeri crescenti di passaporti e visti che vengono emessi, come pubblicato dalla fonte
Premier Tax Free, compagnia irlandese leader nel rimborso delle imposte sugli acquisti.
Una delle occasioni che i cinesi sfruttano per viaggiare è la Golden Week, un periodo di
festività nazionale che si presenta due volte all’anno durante la quale le loro spese crescono
maggiormente; nello specifico la Golden Week di ottobre rappresenta il momento in cui i loro
acquisti raggiungono il punto di massimo nell’arco dell’anno. La spesa complessiva durante le
festività della Golden Week nel 2015 è stata il 66% più elevata della spesa media settimanale
del resto dell’anno (in crescita rispetto al 2014 in cui è stata l’80% più elevata). A conferma di
queste informazioni “Chinese International Travel Monitor” edizione 2015 di Hotels.com, ha
riportato che lo shopping è la prima attività preferita dai viaggiatori cinesi all’estero, seguita
dalle attività di sightseeing.
La Corea del Sud è una delle mete più popolari tra i cinesi per i viaggi con motivazione
shopping, dedicati a bellezza, moda ed acquisti di lusso; Seul è la città che registra maggiori
visite dalla popolazione cinese. Nel mese di novembre 2015 ha visto una crescita del 19%
nelle spese dedicate allo shopping, del 10% in quello di dicembre.
Nonostante i consumatori cinesi dell’emergente classe media ed i giovani benestanti siano
molto propensi a viaggiare (una recente indagine di HSBC ha evidenziato che, dei 2.000
intervistati aventi tra i 18 ed i 34 anni, il 70% possiede un passaporto, rispetto al 5%
dell’intera popolazione cinese), durante il 2016 le loro spese hanno subito una contrazione,
dovuta all’intervento del governo cinese di rialzo delle tasse d’importazione sui beni nel
tentativo di supportare e promuovere le spese domestiche.
La popolazione statunitense in Europa ha la peculiarità di aver speso di più in beni di lusso e
servizi quali hotel e ristoranti, soprattutto grazie al cambio favorevole dollaro-euro; nella
prima metà del 2015 gli americani hanno speso in shopping il 53% in più rispetto al
medesimo periodo del 2014. Nel 2016 subisce anch’essa un calo pari al 2% tra i mesi di
gennaio e settembre.
Nell’estate 2015 le quattro nazioni più grandi del Medio Oriente (Emirati Arabi Uniti, Kuwait,
Qatar ed Arabia Saudita) hanno spostato le proprie spese dal Regno Unito all’Europa,
nuovamente in ragione di un cambio favorevole; città come Parigi e Milano si sono rivelate
più popolari di Londra e del Medio Oriente durante il Ramadan.
Gli acquisti dei cittadini extracomunitari in Europa tra gennaio e settembre 2016 sono calati
del 12% rispetto al medesimo periodo del 2015 e nel solo mese di settembre dell’8%.
Da gennaio a settembre i ricavi degli acquisti detassati sono diminuiti del 21% in Germania ed
in Francia e dell’11% in Italia, dove si presenta in flessione anche il settore degli outlet (-6%)
in cui attualmente si concentra il 16% degli acquisti Tax Free in Italia. Ad oggi è la Francia a
detenere la più alta percentuale di market share europeo per quanto riguarda lo shopping
(23%) e l’Italia rappresenta il terzo mercato europeo,
La Spagna nel mese di agosto del 2016 è stata il paese europeo a registrare la crescita
maggiore di acquisti Tax Free rispetto allo stesso mese del 2015 (+16%). Il principale mercato
di origine dei turisti per acquisti Tax Free in Spagna è sempre la Cina, che nel 2015 ha
registrato una quota di mercato del 32%. Nel corso del 2016 la penisola iberica ha attirato le
Italia
16%
Germania
14%
Francia
23%
Regno Unito
20%
Altri Paesi
Ue
27%
spese di turisti provenienti da altri e meno scontati paesi, quali l’America Latina ed il Nord
Africa; gli argentini mostrano la crescita maggiore nelle spese (+69%), seguiti dai colombiani
(+47%), israeliani (+38%) e marocchini (+17%); gli americani nel periodo da gennaio ad
agosto hanno aumentato le proprie spese del 15%.
Per lo shopping tourism europeo il 2017 riserverebbe un andamento positivo; le prime stime
realizzate dalle maggiori compagnie Tax Free farebbero intravedere segno di ripresa,
prevedendo una crescita tra il 2% ed il 4% (Il Sole 24 ore, 2016).
Quello degli acquisti Tax Free non è l’unico comparto che viene indagato per quanto riguarda
le spese per shopping; infatti anche il settore dei prodotti di lusso può fornire interessanti
informazioni. In Europa sono molti i turisti che concentrano una parte delle proprie spese in
prodotti personali di lusso; infatti oltre la metà dei consumatori di lusso in Europa proviene da
paesi al di fuori dell’area. Le spese in tali prodotti da parte dei consumatori europei
avvengono invece per la quasi totalità all’interno dell’Europa, mentre i cinesi sono quelli che
spendono nel proprio paese solo il 25% del totale delle spese ed il resto si divide tra Europa,
Asia, America, Giappone ed altri paesi del mondo (Bain & Company “Luxury Goods
Worlwide Market Study”).
Alle principali nazionalità precedentemente elencate dei turisti che effettuano spese per
shopping si devono però affiancare anche altre nazionalità di turisti che sono maggiormente
propensi allo shopping;
I festival dello shopping sono gli eventi maggiormente seguiti dai turisti dello shopping. Al
mondo ne esistono di numerosi e nel tempo hanno acquistato sempre maggior importanza e
portata. I festival rappresentano occasioni di promozione turistica a tutto campo, rendendo la
destinazione una meta ambita sia per i turisti dello shopping sia per i turisti per i quali lo
shopping rappresenta una componente accessoria del viaggio.
Dubai Shopping Festival è uno degli esempi maggiori di questo fenomeno. Fu organizzato per
la prima volta nel 1996, con lo scopo di promuovere il commercio nella città come un
semplice evento di shopping in occasione del quale si potevano trovare ed acquistare i
migliori prodotti a livello locale.
Nel tempo il festival si è evoluto ed ha ampliato il suo programma, ora la durata è di circa un
mese, con diverse attività culturali e di divertimento, arrivando così a rappresentare il più
grande evento per lo shopping e l’intrattenimento del Medio Oriente. L’offerta retail della città
già di sé è molto amplia, si tratta di un turismo costruito all’interno di grattacieli, palazzi e
soprattutto centri commerciali e il celebre Dubai Mall, dotati di qualsiasi tipo di divertimento,
dalle piste da sci ai parchi acquatici.
L’ente organizzatore del festival offre pacchetti di pernottamenti in diverse strutture ricettive e
di visite alle principali attrattive turistiche della città e del territorio, coniugando così lo
shopping al prodotto turistico di base di Dubai.
A questo scenario si è aggiunta la Malesia diventando una delle principali destinazioni per lo
shopping tourism; Kuala Lumpur ospita attualmente tre dei sette centri commerciali più
grandi al mondo. Il Ministero del Turismo della Malesia ha creato nel 1990 il Malaysia Mega
Sales Carnival, un festival della durata di 11 settimane che promuove il paese come
destinazione per shopping per turisti nazionali ed internazionali, unendo sconti su un’ampia
gamma di settori all’offerta culturale del Paese.
Le informazioni più recenti pubblicate dal Ministero del Turismo della Malesia affermano che
le spese destinate allo shopping hanno rappresentato per la prima volta nel 2015 la seconda
più grande categoria delle spese totali da parte dei turisti, preceduta solo dalle spese per
l’alloggio. Nello stesso anno le spese per lo shopping hanno costituito il 31,3% delle spese
turistiche totali e la Malesia è stata identificata come la prima destinazione shopping per i
musulmani (Mastercard Muslim Travel Shopping Index, 2015).
L’Amazing Thailand Grand Sale è un evento della durata di un mese in estate organizzato
dall’Ente Nazionale del Turismo della Thailandia in cooperazione con altri soggetti coinvolti
nell’industria turistica, quali centri commerciali, compagnie aeree, hotel, tour operator, negozi
duty free, negozi di lusso, golf club e spa. L’evento attira turisti prevalentemente da Malesia,
Singapore, Hong Kong, Vietnam, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Russia ed Emirati Arabi
Uniti.
All’edizione 2016 hanno preso parte 15 mila operatori da più di 100 department store e centri
dello shopping nelle 7 maggiori destinazioni turistiche del paese.
Sulle orme del festival di Dubai, recentemente è nato l’Istanbul Shopping Fest, improntato
invece molto di più sull’animazione e l’intrattenimento. La prima edizione ebbe luogo nel
2011. L’evento può contare sul sostegno di molteplici sponsor non solo privati, ma anche
pubblici, tra i quali Ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica di Turchia,
Camera di Commercio di Istanbul, Governatorato di Istanbul, Municipalità Metropolitana di
Istanbul, TAMPF Turkish Federation of Shopping Centers and Retailers, Kültür A.Ş.,
TURSAB Association of Turkish Travel Agencies (Ambasciata Italiana della Turchia, 2015).
Il festival rappresenta un’importante occasione per la Turchia per le esportazioni dei propri
prodotti; nel 2012, anno della seconda edizione del festival, le spese effettuate nei 21 giorni di
evento hanno raggiunto i 7,5 miliardi di lire turche (oltre 2 miliardi di euro); nell’edizione
2013 del festival il fatturato derivante dallo shopping è cresciuto del 10% rispetto all’anno
precedente, raggiungendo quota 8,3 miliardi di lire turche. Nel 2012 gli acquisti per shopping
tramite carte di credito straniere sono stati pari a 400 milioni di lire turche, con una crescita
del 64% rispetto a quelle del 2011; nel 2013 sono ulteriormente cresciute fino a quota 450
milioni (+11%).
Nella città di New York, ma anche in altri paesi degli Stati Uniti, è ormai appuntamento
tradizionale il Black Friday, la giornata successiva al Giorno del Ringraziamento in cui i
commercianti offrono eccezionali sconti e promozioni per incrementare le proprie vendite,
che oggi è diventata popolare anche in altri paesi. Nel 2015 in America sono stati stimati oltre
133 milioni di persone che hanno effettuato degli acquisti (tra negozi e online), durante il
weekend del Black Friday sono stati spesi 68 miliardi di dollari nei punti di vendita
tradizionali nel weekend del Black Friday, stimando una spesa media pro capite di 403 dollari.
(Static Brain, 2016) Durante il Black Friday del 2016 il 59% della popolazione americana
(137 milioni) ha acquistato qualcosa (La Repubblica, 2016) e le vendite online hanno
sorpassato la soglia dei 3 miliardi di dollari, con una crescita del 21,6% rispetto al 2015
(Adobe, 2016).
La relazione tra questa giornata e l’industria turistica continua a rafforzarsi anche grazie alle 20
iniziative di agenti viaggio, tour operator, compagnie aeree, ferroviarie e hotel. Un esempio è
rappresentato dai biglietti aerei venduti a prezzi ribassati, come è avvenuto quest’anno per
Ryanair e EasyJet che hanno messo all’asta 300.000 biglietti a tariffe da 9,99 a 15 euro, per
Alitalia che li ha scontati del 15%, per British Midland Regional Limited che ha lanciato la
tariffa di 79 euro per viaggiare per tutto il 2017 e per Vueling che ha dimezzato i prezzi dei
biglietti. Albatravel ha lanciato una promozione ad hoc in occasione del venerdì nero con
sconti sugli hotel, valida solo per le nuove prenotazioni effettuate nella singola giornata, con
lo scopo di stimolare il mercato e le prenotazioni invernali (L’Agenzia di Viaggi, 2016).
Anche African Explorer ha lanciato un’offerta per gli agenti di viaggio, che permetteva loro di
ricevere commissioni pari al 18% su tutte le pratiche confermate nella giornata per partenze
della programmazione 2016-2017. Su Hotels.com gli sconti per le prenotazioni delle vacanze
invernali hanno superato il 50%.
Sempre a New York; NYC & Company, l’ente per il marketing turistico della città che
promuove lo shopping e crea itinerari e tour destinati proprio ai turisti dello shopping, ha
stimato che nel 2014 lo shopping abbia raccolto il 21,6% delle spese complessive dei turisti,
per un ammontare di 8,9 miliardi di dollari, in crescita del 3,8% rispetto all’anno precedente.
Lo shopping dunque è la seconda categoria di spese, dopo solo il pernottamento.
Rientrando in Europa una della città che ha investito nello studio del fenome è la città di
Vienna, grazie ad un’indagine sui turisti condotta nel 2012 dal Vienna Tourist Board (T-Mona)
ha rilevato come l’82% dei visitatori della città abbia riconosciuto lo shopping come una delle
attività più importanti della vacanza, subito dopo le visite alle attrazioni e risorse turistiche e
l’offerta enogastronomica della città. Inoltre non meno del 19% dei turisti ha menzionato lo
shopping come principale motivazione di viaggio a Vienna. La città attira un interesse
crescente dei turisti amanti del lusso provenienti dalla Russia, dai paesi arabi e dall’Asia.
Proprio in quest’ambito, il Vienna Tourism Board ha anche inserito nel documento di
programmazione strategica del turismo per il 2020 il miglioramento e lo sviluppo delle strade
dello shopping tra le priorità della città nel suo sviluppo di destinazione turistica.
La Spagna continua ad investire nello shopping tourism, il Ministero del Turismo e del
Commercio ha redatto nel 2015 il “Plan de Turismo de Compras”, un vero e proprio piano di
sviluppo del turismo dello shopping nel paese, che, oltre a riunire informazioni su questo
settore in Spagna, stabilisce investimenti, obiettivi ed azioni da intraprendere per potenziarlo.
Una delle maggiori politiche intraprese dal governo iberico è stata la semplificazione del
processo di rimborso delle imposte sugli acquisti Tax Free, permettendo al turista di ricevere
l’importo direttamente sulla propria carta di credito e l’abbassamento della soglia minima per
accedere al rimborso delle imposte a 90,16 euro.
Nel 1999 l’ente del turismo di Barcellona istituì la Barcelona Shopping Line, una strada di 5
chilometri che attraversa la città, diventata parte essenziale ed apprezzata di ogni visita
turistica nella capitale catalana; in cui sono collocati punti di vendita di ogni genere; secondo
uno studio condotto da Turisme de Barcelona, infatti, lo shopping offerto dalla città nel suo
complesso ha ottenuto nel 2015 un punteggio di 8,2 in una scala da 1 a 10.
Barcellona rientra inoltre tra le prime 3 città europee considerate ideali per lo shopping
secondo diversi fattori, quali le caratteristiche dei negozi, la convenienza, la comodità ed altre
caratteristiche legate alla destinazione, come sistema ricettivo, trasporti, cultura e clima.
Tuttavia vi sono molteplici esempi di iniziative di successo legate allo shopping
capaci di attrarre turisti, pur aventi una durata più ridotta e maggiormente orientati al settore
della moda e abbigliamento, e spesso collegati ad iniziative di settore come fiere e
presentazione di collezioni.
Anche per l’Italia è difficile stimare il fenomeno non essendoci attività di ricerca indirizzate
esclusivamente allo shopping tourism.
Nel 2013 Unioncamere-Isnart ha pubblicato un’indagine che definì lo shopping in Italia una
delle principali attività sul luogo di vacanza, lo è stato per il 27% dei turisti in generale ed il
37% dei pernottanti. Sempre nel 2013 il 6,5% dei turisti lo indicò come motivazione
principale dello spostamento. Limitandosi ai soli turisti nelle città d’arte italiane, peraltro
generalmente coincidenti con le capitali dello shopping nazionali, la quota degli stranieri che
hanno viaggiato per shopping saliva, al 14,2%, con una consistente quota di turisti pernottanti
italiani (6,6%).
L’Istat ha fornito quest’anno un interessante dato riferito alle sole escursioni turistiche, quindi
relativi ai soli spostamenti privi di pernottamenti in strutture ricettive. Lo shopping nel 2015
ha rappresentato la motivazione principale dell’escursione nel 5,6% dei casi, quota stabile
rispetto a quanto rilevato nel 2014.
La Banca d’Italia conduce ogni anno l’indagine campionaria lungo le zone di frontiera,
realizzata sia sui viaggiatori italiani in uscita che sugli stranieri in entrata nel paese, fornendo
anche informazioni sulla dimensione delle spese turistiche. Dalla tabella che segue si deduce
la spesa media, il numero dei viaggiatori ed il numero di pernottamenti totali dei turisti italiani
e stranieri che alle frontiere hanno affermato di viaggiare con motivazione principale
“acquisti, shopping”.
Si nota come il 14% degli stranieri in arrivo in Italia e il 28% degli italiani in viaggio verso
l’estero abbiano viaggiato per la motivazione presa in esame. Nell’ultimo quinquennio tutti e
tre i valori considerati si rivelano in crescita: +8% per i viaggiatori stranieri, +21% per la
spesa media (che ha superato gli 1,2 milioni di euro), +44% per i pernottamenti. Per i
viaggiatori italiani invece si notano variazioni a segno positivo per la spesa e il numero dei
viaggiatori, mentre negativo è l’indice relativo ai pernottamenti.

Tra i dati emersi dall’ultimo True Luxury Global Consumer Insight, presentato da Boston
Consulting Group ad ottobre 2016 nel corso dell’annuale convegno Altagamma, Milano
guadagna posizioni come destinazione preferita per i consumatori, e non solo turisti, del lusso,
cioè coloro che spendono mediamente più di 20.000 euro all’anno, escludendo automobili e
yacht, attestandosi al quarto posto nel 2015, alle spalle di Parigi, New York e Londra, ma
risultando terza nella classifica tra le città che si intendono visitare nel 2016 per ragioni legate
allo shopping di lusso (era quinta nel 2014). Milano spicca inoltre come la quinta città
preferita dai cinesi che fanno acquisti di lusso all’estero. Oltre metà delle spese dei turisti
extra-UE in Italia deriva da viaggiatori di Asia e Pacifico e ben il 38% si concentra a Milano
A fine novembre è stata pubblicata la classifica annuale dei lettori di Travel+Leisure,
focalizzata sulle migliori città in cui fare shopping. Le città statunitensi vengono classificate a
parte, ma Milano spicca al secondo posto su scala mondiale dietro solo ad Hong Kong. Sono
ben tre le città italiane elencate tra le prime dieci: Firenze è al quinto posto e al nono vi è
Roma.
Se Milano svetta in tutte le classifiche elencate è grazie anche alla serie di eventi organizzati,
come la settimana della moda e la Vogue Fashion Night Out. Nel 2015, anno boom di
presenze e arrivi turistici in città grazie all’Expo, la Vogue Fashion Night Out ha registrato
200.000 presenze, cresciute del 12% rispetto all’anno precedente, mentre Milano Moda
Donna, ha accolto 8.200 persone con 70 sfilate, 105 presentazioni e 26 eventi. Si aggiungono
inoltre appuntamenti come Super Pitti Immagine, White Show, MICAM ShoEvent, il Salone
del Mobile, con obiettivi e target diversi ma che finiscono con il rappresentare anche
occasioni di trasferta per il turista dello shopping e che mettono il luce i punti di forza del
“Made in Italy”. Non sono solo iniziative concentrate nel capoluogo lombardo, ad ogni modo,
ma distribuite ormai in numerosi centri in tutta la penisola, e, nell’impossibilità di citarli tutti,
si segnalano alcune Fashion Week (quelle di Venezia, Torino, o la Chiaja a Napoli), la Roma
Wine & Food Week (dedicata al mondo dell’enogastronomia), o la Shopping Week di
Palermo.
Un’altra città che puntando sullo shopping è Rimini: la vocazione allo shopping tourism è in
correlazione con la presenza dei turisti russi sin dalla fine dello scorso millennio; dal 1993
l’aeroporto di Rimini ha intrapreso una campagna per diventare il primo hub italiano per i voli
charter dalla Russia.
L’attrazione principale per i turisti russi è rappresentata dai prodotti “Made in Italy” e le loro
destinazioni predilette sono diventate outlet e grossisti facilmente raggiungibili da Rimini.
Sempre secondo dati forniti da operatori Tax Free, l’Emilia Romagna si conferma tra le mete
turistiche preferite dai russi, che utilizzano proprio l’aeroporto di Rimini come principale
porta di accesso in Italia. Da maggio 2013 a maggio 2014 ad esempio i russi hanno
rappresentato secondo Global Blue più dell’85% degli acquisti Tax Free in Romagna, seguiti a
distanza da thailandesi (3%) e cinesi (2%).
Nel 2015 ha avuto luogo il Riccione Shopping Festival, della durata di un mese, interamente
dedicato a moda e design. La città ha ospitato eventi, esposizioni, convegni e sfilate. Nel
2016, sempre a Riccione, sono state realizzate singole “Shopping Night” in cui numerosi punti
musica hanno completato aperture prolungate di duecento tra negozi e botteghe aderenti. A
completare l’offerta cittadina, in occasione delle iniziative sono rimaste aperte al pubblico
diverse attrazioni culturali della città come teatri e musei.
Destinazioni che attirano turisti da tutto il mondo per lo shopping e che si distinguono dai
grandi centri metropolitani sono le località della Costiera Amalfitana (tra cui Amalfi, Positano
e Sorrento), in cui nel 2014 le spese Tax Free dei turisti americani sono state il 25% sul totale,
seguiti dai russi (17%), brasiliani (9%), australiani (5%) e cinesi (5%).
Tra gli altri luoghi dello shopping l’Italia conta su oltre 500 mercatini di Natale, dalla prima
esperienza nazionale a Bolzano che risale al 1970 (secoli dopo il primo di Dresda del 1434).
Nel 2013 un’indagine della società JFC fece emergere come quasi il 15% dei visitatori era
rappresentato da turisti partiti da casa proprio per visitare il mercatino di Natale con un
pernottamento nella località o nell’area limitrofa. Una delle città che beneficia maggiormente
di questa nicchia turistica è Trento; con un record di presenze di 730 mila visitatori nel 2015,
in 46 giorni di apertura (+5% rispetto al 2014), 58 mila presenze medie nell’alberghiero ed
extra tra il 24 novembre e il 24 dicembre, con una spesa media stimata pari a 200 euro per
ogni nucleo famigliare sul territorio di Trento durante i mercatini.
Gli outlet village possono essere definiti come dei contesti commerciali extraurbani complessi
ad “architettura esperienziale”, che concentrano a livello spaziale dei punti vendita a carattere
monomarca e autogestiti, caratterizzati da un assortimento speciale di prodotti ad un prezzo
ribassato rispetto a quello che si trova nei punti vendita urbani al dettaglio.
Nel 1979 nasce in Pennsylvania il primo vero e proprio Factory Outlet Village chiamato
“Vanity fair”, sulla scia dei mall americani concepiti come centri di svago e punti di ritrovo.
In Europa arriva nella seconda metà degli anni ottanta, in Francia e Inghilterra.
La primissima forma di outlet in Italia risale al 1995 quando a Saronno Fifty Outlet aprì
l’omonimo centro su 500 mq. Nel 2000 che McArthurGlen, società anglosassone leader nel
mercato europeo, aprì al pubblico a Serravalle Scrivia il primo dei suoi attuali 5 punti in Italia.
Nato con un investimento di 150 milioni di euro, conta su 180 punti vendita, saliti a 250 con
l’ultima estensione di novembre 2016,e su una superficie commerciale salita a 50.000 metri
quadrati, facendolo diventare uno dei più grandi outlet village d’Europa. Da quell’apertura il
format degli outlet village si è esponenzialmente diffuso e solo nel 2003 ne sono stati aperti
altri 5, nel 2008 altri 4. Per il 2017 sono al momento previste almeno 3 nuove aperture: The
Mall a Sanremo, Torino Outlet Village, e Deltapo Outlet; è inoltre in costruzione il San
Pellegrino Outlet Village.
Lo shopping negli outlet, anche per forte spinta delle singole realtà, diventa quotidianamente
motivo di spostamento non solo per i residenti ma anche per i turisti. Un elemento
particolarmente evidente anche per la localizzazione degli stessi, vicini alle principali
destinazioni turistiche nazionali, alle arterie di collegamento, agli hub aeroportuali e portuali.
I risultati sono anche frutto di un impegno degli outlet verso la clientela turistica, a partire
dall’identificazione e la presenza tra il personale di staff dedicato allo sviluppo e costruzione
di relazioni con agenzie di viaggio, tour operator, fino alle compagnie di crociera. Gli outlet
vengono inseriti all’interno di escursioni ed itinerari turistici di operatori. Accade sempre più
spesso che alla luce delle richieste dei turisti nei viaggi organizzati l’outlet diventi una tappa o
una sosta durante il viaggio.
Un interessante fenomeno è il collegamento con i centri urbani attraverso servizi navetta
dedicati, permettendo anche ai turisti senza mezzo proprio di raggiungere l’outlet più vicino,
facilitandone lo spostamento (sono sorte nei centri urbani nuove fermate di autobus e mezzi
dedicati da/per gli outlet village a disposizione di turisti e residenti).
È inoltre evidente come gli outlet attuino in Italia politiche di marketing che puntano non solo
sul prezzo e sui brand disponibili ma, unitamente ad un continuo ricorso ad iniziative di
animazione, sulla comunicazione, con un costante investimento dedicato all’outdoor
advertising ed alla promozione nei punti di accesso delle destinazioni; è inoltre continuo il
dialogo con le strutture ricettive.
Valmontone Outlet detiene la leadership del più frequentato d’Italia: 6,2 milioni di visitatori
nel 2015 e picchi di visitatori nel weekend di oltre 50.000 persone al giorno seguito. Nel 2016
i tre mesi estivi hanno fatto registrare per Valmontone Outlet il 10% di fatturato in più rispetto
al medesimo periodo del 2015 ed i visitatori sono cresciuti del 7%. Complessivamente nei
primi 8 mesi del 2016 i visitatori accolti nel centro sono stati 4,3 milioni. Al secondo posto si
colloca l’outlet di Serravalle, con oltre 5 milioni di visitatori ed una forte componente
internazionale. Per il gruppo McArthurGlen le vendite Tax Free nel centro di Serravalle
rappresentano oltre un terzo delle vendite totali e sono aumentate del 370% negli ultimi 5
anni. Sono soprattutto i cinesi ad aver contribuito a questa crescita, grazie ai loro acquisti
aumentati del 92% nel 2015 rispetto all’anno precedente. Un aumento è stato constatato anche
per turisti provenienti da Corea del Sud e Sud Est Asiatico, soprattutto Malesia ed Indonesia.
Il Designer Outlet di Noventa di Piave nel 2015 ha registrato oltre 3 milioni di presenze. Le
vendite Tax Free registrate da parte dei cinesi rappresentano circa il 33% del totale delle
vendite Tax Free dell’intero centro, dunque la Cina si conferma prima nazionalità, in crescita
del 73% sul 2014.
L’asiatico rappresenta dunque per gli outlet uno dei mercati su cui puntare e, infatti, nel 2015
è nata una nuova app gratuita per i turisti cinesi interessati allo shopping in Italia, grazie ad
una partnership tra McArthurGlen Italia e China to Italy. L’app in cinese dà visibilità ai cinque
centri del gruppo in Italia che saranno presenti non solo nella sezione dell’ app dedicata allo
shopping ma anche sulle guide stampate di China to Italy.
Sempre relativamente al mercato asiatico, gli outlet The Mall di Firenze e Deltapo Outlet
Village (apertura 2017) sono attualmente gli unici ad aver ricevuto la Welcome Chinese
Certification, una certificazione ufficiale internazionale per l’accoglienza qualificata dei turisti
cinesi, rilasciata dalla China Tourism Academy, l’organismo pubblico che si occupa di
sviluppare il mercato turistico cinese per conto del Ministero del Turismo Cinese.
Tra gli altri casi si rileva in Friuli Venezia Giulia il Palmanova Outlet Village che in 7 anni di
apertura ha raggiunto nel 2015 la cifra di 20 milioni di visitatori complessivi. Sempre
nell’estate del 2015 l’outlet è stato acquistato da Multi Corporation, società americana che si
occupa del management di 14 strutture nel settore del retail e che con quello di Palmanova è
salita a 5 outlet village in Italia: Franciacorta, Valdichiana, Puglia, Mantova.
Complessivamente gli outlet village del gruppo hanno raggiunto i 650 negozi ed accolgono 15
milioni di visitatori all’anno. Le vendite annuali dell’intero network si avvicinano ai 400
milioni di euro. Il Palmanova Outlet Village è uno dei tanti esempi di realtà che avviano
collaborazioni con le destinazioni turistiche o gli enti preposti alla promozione. Nel mese di
novembre 2016 ha infatti avviato una collaborazione con PromoTurismo FVG al fine di
contribuire attivamente all’incremento dei flussi turistici nella regione: sono stati infatti messi
in vendita, presso l’info-point del centro, a prezzo agevolato gli skipass stagionali, dando agli
acquirenti la possibilità inoltre di usufruire di sconti in alcuni punti vendita del centro.
Un evento di origine americana che sta spopolando anche in Italia con un’alta competizione
tra i mondi online e offline è il Black Friday. Secondo l’osservatorio E-commerce NetcommPolitecnico di Milano, le aziende possono raggiungere livelli di vendite pari al 5% del proprio
fatturato annuo. Una ricerca di Idealo, un portale di comparazione di prezzi, ha permesso di
scoprire che nel 2015 il fenomeno è cresciuto del 33,5% rispetto all’anno precedente, con un
aumento di traffico sul portale del 78% rispetto alle 3 settimane precedenti e successive. Nel
mondo online uno dei principali siti di acquisti è Amazon, che in Italia durante il Black Friday
del 25 novembre 2016 ha oltrepassato la soglia del milione (1,1) di prodotti ordinati in 24 ore,
centinaia di piccole e medie aziende italiane hanno più che raddoppiato gli ordini ricevuti
rispetto al Black Friday del 2015. Anche l’e-commerce di ePrice ha visto aumentare gli ordini
di prodotti dell’81% rispetto allo scorso anno.
Analizzando il commercio offline, in occasione del Black Friday del 2016 Confesercenti ha
condotto un’indagine su un campione di imprese del dettaglio tradizionale e del turismo, da
cui è emerso che il 23% dei negozi ha partecipato alle promozioni ed il 33% pur non avendo
aderito è interessato a farlo in futuro.
Le vendite nei negozi hanno dunque registrato aumenti tra il 10 ed il 25%, con un incremento
dei clienti fino al 50%. I prodotti più acquistati sono stati quelli di tecnologia, con risultati
positivi anche per l’arredamento. Gli italiani che hanno effettuato acquisti sono stati, secondo
una ricerca di Monitor Allianz Global Assistance, il 20% del totale, con una spesa superiore a
200 euro per il 79% di essi. Nel caso particolare degli outlet si è registrata una positiva
affluenza nella mattinata del 25 novembre: secondo il gruppo McArthurGlen, fino alle ore
11:00 più di 4.000 persone a Serravalle (in cui 137 punti vendita sono interessati dai ribassi),
3.000 ingressi a Barberino del Mugello con 78 negozi aderenti e 4.000 a Castelromano
(Corriere, 2016); in termini di visitatori i 5 centri italiani del gruppo hanno registrato
nell’intera giornata un incremento del 39% rispetto al Black Friday del 2015, con 522 store
aderenti all’iniziativa, il 69% sul totale. Il Black Friday ha interessato anche l’industria
turistica con le iniziative di agenti viaggio, tour operator, hotel, compagnie aeree e ferroviarie.
Un esempio è rappresentato dai biglietti aerei venduti a prezzi ribassati, come è avvenuto
quest’anno per Ryanair e EasyJet che hanno messo all’asta 300.000 biglietti a tariffe da 9,99 a
15 euro, per Alitalia che li ha scontati del 15%, per British Midland Regional Limited che ha
lanciato la tariffa di 79 euro per viaggiare per tutto il 2017 e per Vueling che ha dimezzato i
prezzi dei biglietti. Albatravel ha lanciato una promozione ad hoc in occasione del venerdì
nero con sconti sugli hotel, valida solo per le nuove prenotazioni effettuate nella singola
giornata, con lo scopo di stimolare il mercato e le prenotazioni invernali (L’Agenzia di Viaggi,
2016). African Explorer ha lanciato un’offerta per gli agenti di viaggio, che permetteva loro di
ricevere commissioni pari al 18% su tutte le pratiche confermate nella giornata per partenze
della programmazione 2016-2017. Sono numerosi gli esempi di realtà aderenti al Black
Friday: su Hotels.com gli sconti per le prenotazioni delle vacanze invernali hanno superato il
50%, Settemari ha lanciato una campagna social che offre fino a 500 euro di sconto, Snav ha
proposto prezzi dimezzati per i viaggi dal 25 al 27 novembre, Hertz ha offerto sconti fino al
35% sui noleggi nel weekend in Italia. Ma a muoversi sono state anche le amministrazioni
pubbliche o i consorzi di promozione di singole destinazioni. È il caso ad esempio di
Sanremo, che su iniziativa di Comune, rete d’impresa Sanremo On ed altri enti di categoria,
per il secondo anno consecutivo ha inserito il Black Friday nel calendario della
programmazione di eventi in città coinvolgendo negozianti, ristoratori ed albergatori per un
week-end di sconti ed attività varie a beneficio dei turisti.

Adesso le aziende devono lavorare su una strategia di sviluppo che non prescinda né dal cambiamento in corso né dal dna del marchio: «È necessario tornare a domandarsi chi sono i nostri clienti: quelli tradizionali e quelli nuovi. E, da lì, pensare a come approcciarli. Oggi guardiamo ai cinesi, ma non dobbiamo dimenticare gli italiani, i francesi, gli americani. Se no corriamo il rischio di perdere una fetta importante di consumatori». In questa fase di analisi del mercato, secondo Della Valle vanno applicate «delle regole di buon senso che continuano a essere valide». Con la consapevolezza che, pur accettando il cambiamento, le strategie che in passato sono risultate efficaci non devono per forza essere considerate obsolete e abbandonate.

Il ruolo di spartiacque, per le aziende del lusso e non solo, complici le oscillazioni valutarie, gli accadimenti geopolitici e la digitalizzazione che ha rivoluzionato molte delle abitudini dei consumatori di tutto il mondo. «Le informazioni oggi viaggiano alla velocità della luce e di conseguenza sono cambiate le strategie di comunicazione. I consumatori hanno bisogno di una novità alla settimana, di un nuovo prodotto in negozio ogni mese e di un grande evento ogni sei mesi ».
 
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A partire dallo scorso anno, molti big player del settore moda e lusso internazionale hanno messo in campo una strategia per rispondere a una clientela sempre più dipendente da stimoli immediati e a caccia continua di novità: il “see now buy now”, la possibilità di comprare subito i prodotti che sfilano o vengono presentati durante le fashion week.
Ha la funzione, quindi, questo corso , di completare un outfit e di migliorarlo

Nella moda, sostenibilità ed ecologia sono tendenze postmoderne, collegate alla ricerca del benessere a alla migliore qualità della vita. Nella moda contemporanea vi è anche la tematica etica. Allora si arriva a parlare di Slow Fashion, che deve essere un processo naturale di delocalizzazione. Slow Tourism + Slow Fashion = Slow Style, per raggiungere il quale si deve mettere in atto un processo culturale e sociale.

 

 

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